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Eseguito intervento per Aneurisma dell’Aorta Toraco-Addominale con tecnica completamente endovascolare dalla UOC di Chirurgia Vascolare del GOM di Reggio Calabria

13 Gennaio 2020


ENDOPROTESI FENESTRATE PER IL TRATTAMENTO DEGLI ANEURISMI TORACO-ADDOMINALI AL GOM- UOC CHIRURGIA VASCOLARE ED ENDOVASCOLARE (DIRETTORE: DOTT. PIETRO VOLPE)

 

Di recente, è stato condotto a termine, presso la UOC di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria, un intervento particolarmente complesso per un Aneurisma dell’Aorta Toraco-Addominale con tecnica completamente endovascolare.

Al fine di comprendere le difficoltà tecniche di una simile chirurgia, è opportuno riportare alcune nozioni semplici e comprensibili sia di Anatomia che di Tecnica Chirurgica.

Innanzitutto, dobbiamo capire cosa si intende per aneurisma.

Per Aneurisma si intende una dilatazione permanente e progressiva di un vaso che tende spontaneamente ad aumentare le sue dimensioni ed evolvere verso una complicanza spesso fatale per il paziente.

Si definisce, pertanto, Aneurisma una dilatazione del vaso che supera il 50% del diametro massimo della norma. Se consideriamo il diametro medio dell’Aorta Addominale di due centimetri, parleremo di Aneurisma quando il suo diametro supera i tre centimetri.

Una seconda domanda che sorge spontanea è se tutti gli Aneurismi hanno la stessa probabilità di rottura, indipendentemente dal diametro.

In realtà, si è visto che gli aneurismi fusiformi, ovvero quegli aneurismi che si sviluppano in maniera armonica con una parte maggiormente dilatata centrale ed una progressiva diminuzione del diametro ai due estremi (come un fuso, appunto), hanno un rischio di rottura significativo a partire dai 5-5,5 cm.

Oltre al diametro, poi, esistono altri parametri da considerare in rapporto alla morfologia del vaso ammalato ed alle caratteristiche e modalità di accrescimento della dilatazione.

L’aumento progressivo del diametro del vaso, comunque, porta inevitabilmente alla sua rottura con esito spesso fatale per il paziente. Raramente un aneurisma dell’Aorta Addominale va incontro a trombosi con sintomatologia ischemica periferica, ovvero con riduzione dell’afflusso di sangue agli arti inferiori.

Se questa è la condizione clinica ed evolutiva dell’Aneurisma dell’Aorta Addominale, situazione ben più complessa è quella che si osserva in caso di Aneurisma dell’Aorta Toraco-Addominale.

Innanzitutto, bisogna essere consapevoli che con questo nome si intende tutta una serie di Aneurismi con caratteristiche anatomiche e difficoltà tecniche completamente diverse tra di loro. Infatti, bisogna considerare che parliamo di una dilatazione del segmento di Aorta che può originare da porzioni differenti del vaso (a partire dal segmento appena attaccato al cuore sopra la valvola Aortica, l’Aorta Ascendente, oppure dall’Aorta Discendente Toracica, Sopra o Sottodiaframmatica) e terminare all’Aorta Addominale con o senza interessamento dei suoi rami di biforcazione, le Arterie Iliache.

Orbene, per semplicità tralasciamo il tratto di Aorta che decorre tutta nel Torace e focalizziamo l’attenzione su quel tratto di vaso che origina immediatamente al di sotto del Diaframma e termina a livello della Biforcazione Iliaca. Il Diaframma è quel muscolo che separa il torace dall’addome e permette la respirazione facendo dilatare i polmoni. Questo segmento di Aorta è uno dei tratti più critici, perché è coinvolto nella vascolarizzazione di tutti gli organi viscerali, dal fegato all’intestino ed ai reni, per non tacere di tutti gli altri organi contenuti nella cavità addominale. La rottura dell’Aorta o l’occlusione, a partire dal trombo di parete dell’Aorta, di uno o più di questi vasi può comportare da una parte la morte per shock emorragico e dall’altra la morte per insufficienza acuta degli organi addominali (fegato, pancreas, intestino, reni, milza…).

La salvaguardia dell’irrorazione viscerale costituisce, perciò, uno dei motivi per cui questa chirurgia è ritenuta particolarmente complessa.

Fino a non molti anni fa, l’unica tecnica disponibile era la chirurgia a cielo aperto, la cosiddetta Chirurgia Open.

Questo tipo di chirurgia si effettua mediante una incisione chirurgica che inizia nel torace sulla sua parete dorsale, al di sotto della scapola sinistra, e prosegue lungo l'arcata costale estendendosi in misura minore o maggiore nell'addome. Con tale tecnica è indispensabile collassare il polmone sinistro ed incidere il diaframma, accedendo, così, alle Arterie Addominali che si dipartono dall'Aorta e che irrorano i più importanti organi del corpo. In alcuni casi viene utilizzata una biopompa in circolazione extracorporea per mantenere il flusso del sangue agli arti ed ai visceri.

È una tecnica chirurgica, questa, che non è stata abbandonata, poiché unica alternativa in patologie particolari, soprattutto su basi genetiche, o in situazioni anatomiche particolarmente complesse. Si tratta sempre, ai giorni nostri, di una delle chirurgie più impegnative, complesse e, comunque, affascinanti. Infatti, nonostante negli ultimi anni si sia assistito ad enormi miglioramenti in termini di diagnosi, tecniche chirurgiche ed assistenza al Paziente in terapia intensiva, le percentuali di mortalità (4%-30%) e di morbilità (Paraplegia/Paraparesi 4%-20%, Insufficienza renale acuta 5-15%, Sanguinamenti non controllabili ed Insufficienza Respiratoria post-Operatoria) rimangono ancora rilevanti, come si desume dalle casistiche più accreditate.

Infine, la Chirurgia “Open” degli Aneurismi Toraco-Addominali (TAA) ha progressivamente selezionato una popolazione di pazienti che per età, condizioni generali ed assenza di comorbilità sono ritenuti idonei a tale chirurgia; ma inevitabilmente ha negato una chance chirurgica ad una popolazione di pazienti definiti ad alto rischio.

Se fino a qualche anno fa, non molti, per la verità, avevamo a disposizione solo ed esclusivamente la Chirurgia Open, oggi la scienza e la tecnologia hanno radicalmente rivoluzionato l’approccio a questo tipo di Aneurismi, consentendo il trattamento anche a quei pazienti a cui era precluso l’accesso alla chirurgia tradizionale.

Presupposto fondamentale della Chirurgia Endovascolare è la disponibilità, oltre all’abilità tecnica degli operatori ed alla conoscenza dei materiali, di tecnologia dedicata sia all’acquisizione delle immagini (AngioTC) sia all’esecuzione dell’intervento (Angiografo e sala Operatoria dedicati, ovvero Sala Ibrida).

Al giorno d'oggi, infatti, queste procedure si stanno diffondendo sempre più e coinvolgono anche altre discipline specialistiche.

Caratteristiche fondamentali di questa tecnica sono:

·        la possibilità, in casi selezionati, di effettuare l’intervento in assenza di anestesia generale;

·        tempi più brevi di esecuzione della procedura rispetto al trattamento chirurgico open;

·        minor tasso di mortalità, morbilità e complicanze post-operatorie;

·        assenza di stazionamento in Terapia Intensiva/Rianimazione.

È da precisare che la corretta conduzione della procedura endovascolare, o ibrida, prevede una meticolosa pianificazione dell’intervento chirurgico. Lo studio accurato dell’anatomia locale sulla base dell’AngioTC, la produzione di modelli tridimensionali dell’Aorta Addominale indispensabili per saggiare la compatibilità sterica fra protesi e patologia, e, infine, la produzione di una endoprotesi fenestrata personalizzata, ovvero costruita su misura per ogni singolo paziente, e caratterizzata dalla presenza di fori (finestre) o profonde incisure (scallop) adatte ad accogliere i singoli rami viscerali garantendone la pervietà, costituiscono il cardine su cui si fonda il successo della procedura.

La conoscenza dei materiali e delle tecniche più sofisticate, l'alta professionalità del Direttore della UOC di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare (Dott. Pietro Volpe),  coadiuvato da Dirigenti Medici validi ed esperti che compongono un’équipe spesso disponibile ad affrontare ogni sorta di patologia, senza alcun riguardo per gli orari ed i riposi, (Dott. Antonino Alberti, Dott. Antonino Longo, Dott. Santo Marino, Dott. Vincenzo Frosina, Dott. Giuseppe Carmelo Stilo, Dott.ssa Mafalda Massara, Dott. Vittorio Alberti), costituiscono, in tempo di ristrettezze economiche e di carenza di risorse professionali, una risorsa indispensabile per fronteggiare le avversità poste in essere da una malattia sempre più complessa che aggredisce un paziente sempre più delicato.

È nostra convinzione che l’obiettivo da perseguire in Chirurgia Vascolare è l’aumento della vita media da coniugare, però, con uno stato soddisfacente di salute del paziente. E questo è possibile solo grazie ad una chirurgia meno aggressiva possibile e che può essere attuata solo grazie alla tecnologia: una diagnostica affidabile e la disponibilità della Sala Ibrida, strumento indispensabile oggi per ridurre la mortalità e la morbilità perioperatoria.

L’evoluzione prossima potrebbe essere la chirurgia robotizzata, utile per una più efficace gestione della procedura, per una riduzione dell’esposizione alle radiazioni ionizzanti (del personale di Sala Operatoria e del paziente) e del mezzo di contrasto somministrato.

Tutto ciò che abbiamo oggi a disposizione, e quello che il futuro sembra promettere, rappresenta la strada da percorrere per offrire ai pazienti che giungono al GOM di Reggio Calabria una chirurgia a basso rischio di complicanze, con ottimi risultati in termini di mortalità e morbilità, eseguita con tecnica totalmente endovascolare (FEVAR) che non prevede alcuna incisione cutanea, se non due buchetti agli inguini, non necessita di Terapia Intensiva e consente al paziente di essere relativamente autonomo già dopo ventiquattro ore dall’intervento.